E’ uscita proprio in questi giorni sul quotidiano “Il Resto del Carlino” un interessante articolo che parla di una vicenda umana e dinastica di Giacomo III Stuart, Re d’ Ighilterra, figlio di Giacomo II che lo lega al Carnevale di Fano. Egli ebbe un lungo esilio in Francia ed in Italia, prima ospite del Re di Francia e poi del pontefice Clemente XI (l’urbinate Giovanni Francesco Albani) che gli propose come residenza lo splendido palazzo ducale della città da tempo in abbandono.
Note di questa storia sono uscite sul libro di Edward Corp I Giacobiti a Urbino 1717-1718 “La Corte in esilio di Giacomo III re d’Inghilterra”, 236 pagine, 25 euro, edizioni il mulino, argomento ampliamente trattato da Il Resto del Carlino
L’articolo del Carlino da cui riprendiamo il seguito lo trovate a QUESTO LINK
L’isolamento non piaceva al giovane sovrano per cui non appena alcuni suoi cortigiani gli descrissero le brillanti serate alle quali avevano partecipato durante il Carnevale a Fano, serate ben diverse da quelle trascorse nello stupendo ma glaciale Palazzo urbinate, il giovane Stuart decise di scendere a valle, di raggiungere Fano e tuffarsi nel suo Carnevale.
Di questo suo soggiorno esiste una puntuale cronaca nella Biblioteca Federiciana e ad essa facciamo riferimento per narrare i dieci giorni di permanenza di Giacomo III in quella che oggi definiremmo “visita privata”. Aveva chiesto ed ottenne come residenza il Palazzo Gabuccini i cui proprietari erano momentaneamente assenti. Stupì l’ignoto cronista l’imprudenza del giovane che percorreva i dintorni di Fano senza scorta armata: «salutando cortesemente tutte le carrozze delle dame in passando, e godendo del concorso delle maschere». In verità Fano aveva per Giacomo un certo fascino perché Fano, era la città da cui proveniva Laura Martinozzi, figlia del conte Girolamo e di Margherita Mazzarino, andata sposa ad Alfonso D’Este, duca di Modena e mamma di sua madre Beatrice, a sua volta Regina d’Inghilterra.
Ma seguiamo il cronista: «Dopo la 23 giunse S. M. in Fano accompagnato da Monsignor Passionei, da Monsignor Testa e da una ventina di sui famigliari». Tutti pensavano che il re volesse andare a riposare ma era evidentemente così ansioso che chiese di essere condotto a Teatro dove lo attendeva un palco impreziosito da «nobili tapezzarie e tutto illuminato di Lumiere di cristallo». Il Teatro era già pieno di dame e cavalieri pronti ad inchinarsi all’arrivo del re che benignamente rispose al saluto. Ebbe inizio lo spettacolo che divertì molto l’ospite in particolare negli intermezzi. Il giorno dopo prese riposo ma alla sera chiese di tornare a Teatro (il bel Teatro costruito dal Torelli al suo ritorno da Parigi). Il titolo dell’opera: «La Costanza in Trionfo».
Il terzo giorno preso atto che i nobili scalpitavano fu dedicato alle udienze poi alla Messa ed infine alla visita alla Libreria del padre Federici. Il freddo lo fece rientrare presto a casa ma non gli impedì di tornare a Teatro.
Il quarto giorno, venerdì, niente spettacolo ma visita alla chiesa di san Francesco fuori le mura ed intrattenimento «nel pubblico Palazzo a veder giocare le Dame ed i Cavalieri» e ad ascoltare un concerto.
Nel quinto giorno volle a pranzo i conti Martinozzi per conoscerne l’albero genealogico poi visita al mulino del tabacco ed infine ancora Teatro.
Sesto giorno invitato a pranzo dal Governatore, pranzo lunghissimo che gli consentì appena «di dare una passata al Corso dove era una quantità di Maschere». Alla sera ancora teatro.
Al settimo giorno messa nella chiesa delle monache benedettine ed ascolto dei loro canti poi passeggiata. Ultima recita a Teatro con cospicua mancia agli attori.
Ottavo giorno «sontuosa festa di Ballo». Il nostro cronista elenca le signore invitate alla danza dal re che rifiutò ogni rinfresco.
Il giorno dopo, Quaresima. Ceneri benedette sparse sul capo e conversazioni erudite nel Palazzo pubblico poi il malinconico ritorno con giudizi positivi per la città di Fano ed il suo Carnevale.
Son passati secoli da allora, Fano celebra ancora il rito carnevalesco che deliziò un re nel lontano 1718.
Teatro, maschere, pranzi, balli ancora come allora nella consapevolezza che non c’è certezza del domani e che la giovinezza è bella ma fugace. Questo a Fano ogni anno, di Carnevale.
di Alberto Berardi
Una bella sopresa per noi Fanesi sapere di questa storia che non fa altro che confermare quanto il Carnevale di Fano è importante per la comunità.
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