El Vulón è la maschera ufficiale del carnevale di Fano.

Nata nel 1951 dalla matita del poliedrico artista Melchiorre (Rino) Fucci (Fano 1893 – Fano 1972), formatosi all’Accademia di Belle Arti ad Urbino e all’Accademia del Nudo a Roma. Pittore che ha partecipato fervidamente alla vita della Capitale, passando dagli Studi di Cinecittà al Laboratorio di restauro del Vaticano, dalle Officine grafiche pubblicitarie romane alle mostre sindacali allora in auge, fino a diventare vice-presidente dell’Ente Carnevalesca.

E’ stato il primo artista ad intuire la necessità di dotare l’antica manifestazione fanese di una vera e propria maschera-simobolo in grado di affiancare le famose ed illustri maschere italiane.

Il termine Vulon, che nel dialetto locale significa persona boriosa, vanitosa, superba, spaccona e gradassa, sembra avere origini francesi. L’espressione si fa comunemente risalire alla frase “Nous voulons”, utilizzata dai banditori pubblici quando declamavano leggi e decreti del governo napoleonico sul nostro territorio.

E’ proprio da questi caratteri deteriori dei fanesi che Fucci abbozza, schizza, progetta, fino a creare la maschera del Vulon, una sorta di menestrello spavaldo, rutilante e buffone, metà Don Rodrigo e metà Barone di Munchhausen, a dire di un articolo comparso nella rivista “Microfono per le notizie e i problemi di Fano” del 1 febbraio 1956.

La leggenda vuole che la fantasia dell’artista sia stata solleticata anche dalla scoperta di un antico documento in volgare del ‘600, avvenuta proprio nel 1951, dove il cronista dell’epoca narra di un bizzarro personaggio armato di doga, corazza d’acciaio, schinieri, cosciali etruschi e una mandola greca all’omero, che proprio nei giorni di carnevale era entrato in porto con una nave, reduce da misteriosi viaggi in Oriente. Accerchiato dalla folla, l’ignoto forestiero aveva scaricato con frenesia bauli sovraccarichi di argento, oro, preziose mercanzie, variopinti confetti e gustose leccornie. La folla meravigliata da cotanta abbondanza gli chiese: “Lo tuo nome!” e quello rispose: “Niun mai lo seppe, ma poiché m’avete fatto vostro, ecco, Volone mi chiamo!”. E la folla in coro gridò: “Viva Vulon!” (Da: ENAL – Numero unico – Febbraio 1951).

Sfilata Carri Allegorici Carnevale di Fano 2019

 

Fucci ha rappresentato e concretizzato il racconto tramite un Vulon con in testa un alto cilindro, il monocolo all’occhio sinistro, mentre il destro girava d’intorno furbesco, due baffoni, il pizzetto, il naso adunco e un sorriso beffardo. Addosso un farsetto bianco e rosso, sulle spalle un mantello di piume di pavone, i calzoni a paggetto, la calzamaglia, uno stivale con sperone e un gambale di bronzo etrusco. Coronava il tutto uno spadone alla cintura e una mandola d’ispirazione greca.