La Casciotta d’Urbino è un formaggio che si realizza con il latte di pecore e mucche portate al pascolo in zone miti e poco umide, ricche di graminacee e leguminose. Secondo le usanze, la preparazione del formaggio stesso era una tipica attività femminile, il latte appena munto veniva posto in recipienti di terracotta e poi veniva filtrato con un setaccio in cotone a maglia rada.
Nel frattempo si preparava il caglio, poi si prendeva l’intestino dell’agnello, che dopo essere stato lavato accuratamente, si riempiva con il latte, facendolo riposare per 10-12 mesi.
Ad Urbino si sono sempre trovate le casciotte, si possono già consumare dopo una stagionatura di 10-15 giorni.
Pare che questo formaggio fosse molto apprezzato da Michelangelo Buonarroti, lui per tutta la vita fu in contatto con Francesco Amatori, sua moglie Cornelia Colonnelli e i loro figli, di cui l’artista era il padrino, originari di Casteldurante.
Quando Francesco morì, Michelangelo mantenne i contatti con Cornelia con cui instaurò una corrispondenza epistolare, assieme alle lettere, la donna spesso gli spediva delle forme della casciotta d’Urbino.

E’ un alimento che può essere gustato da solo, con pane e ciauscolo o anche all’interno di ricette più elaborate.
Il sito della casciotta d’Urbino offre tre ricette a base del loro prodotto “Tortellacci con casciotta d’Urbino, carciofi e fave il tutto al profumo di finocchio selvatico”; “Involtino di verdure con casciotta d’Urbino e zabaione di piselli”;
“Semifreddo alla casciotta d’Urbino con fragole e purea di pera”.
Il caseificio Val d’Aspa in Urbino oltre alla Casciotta d’Urbino tradizionale, realizza la “Casciotta della Duchessa” e “Rosso Raffaello”.
Il primo ha un gusto contemporaneo ed è apprezzato anche dai palati più raffinati, al suo interno ha latte di mucca e di pecora prevalentemente locale.
Viene maggiormente esaltato se accompagnato con prodotti semplici come pane casereccio, olio, verdure crude.
Nella sua etichetta viene riportato il dipinto in cui Piero della Francesca ritrae i duchi di Urbino, Federico da Montefeltro e sua moglie Battista Sforza.
Il “Rosso Raffaello” è una forma di formaggio nata per omaggiare il sommo artista urbinate ai 500 anni dalla morte.
Stagionato almeno 60 giorni, ha la pasta bianca e morbida, a fine stagionatura la sua crosta viene trattata con concentrato di pomodoro, che oltre a conservare meglio il formaggio gli conferisce il colore rosso.

(Fonti per informazioni del testo: http://www.casciottadiurbino.it/
Fonte foto: www.caseificiovaldapsa.it)