Il Varnelli trae le sue origini da Sparta, in Grecia.
Era chiamato mistrà e fu importato dai veneziani alla fine degli anni 80′ del 1600.
In passato si beveva con aggiunta di acqua.

I veneziani poi si stancarono di questa bevanda e successivamente questo liquore è stato riesumato dalla regione Marche e fu immesso alla vendita da Antonio Varnelli, che aveva ereditato dal padre la distilleria di famiglia.

Oggigiorno mistrà e Varnelli sono sinonimi, se ne può trovare una bottiglia in ogni bar marchigiano.
La pubblicità di questo prodotto era un grande esempio di marketing, l’azienda creò poster, auto brendizzate e al loro telefono la musichetta di attesa ripeteva “Varnelli nel caffè più gusto gli dà”, e il grande imprenditore che rilanciò questo liquore fece scrivere “A farmi preferir basta un assaggio”.

Il fondatore di questa distilleria fu Giorgio Varnelli, un grande conoscitore di erbe medicinali e il primo prodotto che realizzò fu l’Amaro Sibilla, creato come antifebbrile per i pastori che portavano al pascolo gli animali tra i monti Sibillini e la Maremma.
La vera chicca di questa fabbrica però è l’Anice secco, che ha una ricetta segreta.
Si usa principalmente per correggere il caffè, ma viene anche aggiunto all’acqua, c’è chi lo ama liscio o nei long drink, è un abbinamento perfetto con sigaro e cioccolato, c’è anche chi lo apprezza nei dolci e nella frutta.

La sede produttiva è a Muccia, in provincia di Macerata. Attualmente è guidata da 4 donne che mantengono la loro azienda e che continuano a far conoscere il Varnelli in tutto il mondo.

(Fonte foto: www.varnelli.it)
(Fonte testo: https://www.turismo.it/shopping/articolo/art/marche-la-tradizione-del-liquore-varnelli-id-21845/
https://www.varnelli.it/it)